Cosa è il mal dell’inchiostro, l’epidemia dei castagneti del Centro Sardegna?

Le foreste mediterranee sono una grande riserva di biodiversità, ospitando circa il 10% della flora mondiale. Tuttavia, da tempo si assiste ad una progressiva riduzione della loro biodiversità anche in seguito alla recrudescenza degli attacchi di agenti fitopatogeni. Nei castagneti della Sardegna centrale preoccupano in particolare le epidemie di “mal dell’inchiostro”, provocato da Phytophthora spp, la cui diffusione è stata favorita dal mutamento climatico, in particolare dagli inverni più caldi e dalle minori precipitazioni di pioggia e neve. Il “mal dell’inchiostro” attacca dapprima le radici fini dei castagni, per poi estendersi a quelle più grandi, causando necrosi e compromettendo l’assorbimento di acqua. Le chiome si disseccano, le foglie ingialliscono e i rami giovani muoiono, segnando il destino degli alberi infetti.

Altro aspetto preoccupante è il fatto che sono state rinvenute associate alla malattia, oltre all’agente causale Phytophthora cambivora, anche diverse altre specie congeneri, alcune delle quali mai segnalate in passato su castagno e altre sconosciute alla scienza. Ciò rende il patosistema Phytophthora-Castagno molto più complesso, soprattutto per quanto riguarda la definizione delle possibili strategie di difesa. La lotta contro questo gruppo di patogeni è problematica nonostante progressi conseguiti in questi ultimi anni.

Le specie di Phytophthora sono microorganismi in grado di sopravvivere anche in condizioni ambientali sfavorevoli grazie alla differenziazione sia nel suolo che nei tessuti infetti di spore dormienti, particolarmente resistenti. Quando le condizioni ambientali diventano favorevoli, le zoospore sono attratte dagli essudati delle radici delle piante, dove penetrano e si sviluppano all’interno dei tessuti.

Sintomi del mal dell’inchiostro

I primi sintomi della presenza del mal dell’inchiostro consistono in fessure necrotiche verticali strette e allungate; in una fase avanzata la necrosi assume una forma triangolare. Dalle stesse ferite, come reazione della pianta, fuoriescono abbondanti quantità di tannino, che ricorda il colore dell’inchiostro, da cui deriva il nome della fitopatia. I castagni colpiti dal mal dell’inchiostro, con un apparato radicale mal funzionante, mostrano inizialmente sintomi riconducibili a mancanza d’acqua e nutrienti, perciò le foglie delle parti più alte della chioma iniziano ad ingiallire, seccarsi e cadere prematuramente. Inoltre, nel tentativo di produrre nuova vegetazione, la pianta produce nuovi rami lungo il tronco con foglie più piccole della norma. Una volta che la necrosi continua ad estendersi, interessa tutta la circonferenza e la pianta si secca interamente.

Il patogeno si diffonde su grandi distanze soprattutto a causa dell’uomo, attraverso il commercio e il movimento di piante infette. Localmente, invece, è molto frequente lo spostamento di suolo infetto a causa dei pneumatici di trattori o altri mezzi di trasporto. Spontaneamente il parassita si muove su distanze brevi sia attivamente tramite zoospore, capaci di spostarsi autonomamente attraverso l’acqua, sia attraverso animali sotterranei (come i lombrichi).

Trattamenti contro il mal dell’inchiostro

Contro le specie di Phytophthora associate al “mal dell’inchiostro” del castagno, è stata dimostrata l’efficacia di alcuni prodotti chimici ad azione sistemica il cui impiego tuttavia è consentito solamente in vivaio, e di composti a base di rame. Recentemente, nuove prospettive di lotta in vivaio sono state offerte dall’uso del “fosfonato di potassio”, un ammendante che oltre a possedere attività fungicida nei confronti degli oomiceti e in particolare delle specie di Phytophthora, stimola la sintesi di fitoalessine endogene che sono direttamente coinvolte nei meccanismi di difesa delle piante. L’uso del fosfonato di potassio è una pratica in sperimentazione negli ecosistemi forestali dell’Australia e degli Stati Uniti, mentre il suo impiego in tutte le Regioni Europee è in fase di sperimentazione, anche la Sardegna non può prescindere da questo importante processo innovativo, pertanto con il presente progetto si intende sperimentare l’uso dei fosfiti negli specifici ambienti pedoclimatici della Barbagia di Belvì. 

I fosfiti sono riconosciuti per il loro basso impatto ambientale, non sono tossici per gli animali e non provocano danni alle comunità microbiche benefiche. Inoltre, favoriscono la produzione di metaboliti secondari che agiscono come antibiotici e stimolano le autodifese delle piante contro le infezioni di Phytophthora. Le indagini condotte su alcune piante hanno fornito sinora risultati incoraggianti che suggeriscono il prosieguo delle sperimentazioni per verificare l’efficacia anche nei confronti di altri microrganismi patogeni e verificare la loro efficacia temporale nelle piante. Recenti studi condotti in Australia su Eucalyptus spp. hanno evidenziato che il trattamento è efficace nelle piante fino a 10 anni dall’intervento.

Alla luce della preoccupante recrudescenza degli attacchi di “mal dell’inchiostro” nei castagneti che insistono nelle aree montane della Sardegna centrale, e la conseguente necessità di salvaguardare la produttività e la consistenza degli stessi, è molto urgente di prevedere e sviluppare in tale zona un piano straordinario di lotta integrata contro questa malattia. Proprio con tale intendimento, e sulla base di quanto finora detto, si propone un progetto congiunto da svolgere attivando sinergie positive tra le risorse umane ed economiche presenti sul territorio, con la consapevolezza che la superficie a castagno in Sardegna deve ritornare ad essere una risorsa per la montagna, recuperando tutti gli aspetti che ne hanno permesso la sopravvivenza e lo sviluppo. La conoscenza acquisita sugli aspetti fitosanitari può e deve diventare la base per una nuova gestione capace di innovare e valorizzare la grande valenza di questo patrimonio naturale.

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