Così perdiamo interi boschi di castagno in Sardegna: abbandono e cambiamenti climatici.
La Barbagia di Belvì ospita l’85% dei castagneti della Sardegna – estesi per circa 1500 ettari tra i Comuni di Aritzo, Belvì, Desulo, Tonara, Ovodda, Gadoni e Tiana, ma la loro conservazione è sempre più seriamente minacciata dall’insorgenza di fenomeni di degrado e diffusione di fitopatie. L’analisi dei motivi che direttamente e indirettamente hanno contribuito a determinare tale situazione è indubbiamente complessa. I castagneti della Barbagia rappresentano una risorsa ambientale e sociale di pregio, costituiscono un perno della tipicità del paesaggio e un presidio per la difesa del suolo, garantendo la salvaguardia dell’integrità ecologica e la conservazione della biodiversità.
L’abbandono progressivo delle campagne e dei castagneti
Il progressivo abbandono della cura del territorio, delle campagne e delle pratiche selvicolturali tradizionali, in particolar modo dei castagneti, è largamente legato alla perdita di interesse economico. Il processo di “deterritorializzazione” causa il fenomeno di degrado dei sistemi ambientali produttivi, ed è ulteriormente condizionato dalla grave frammentazione della proprietà rurale e dei boschi, che ostacola le economie della gestione rendendo difficile la pianificazione e l’adozione di solide strategie gestionali per il recupero e la riqualificazione del territorio.
Il ruolo del cambiamento climatico sulle fitopatie dei castagni sardi
Oltre al processo di deterritorializzazione, è fattore ormai noto che l’andamento climatico, mutato in inverni più caldi e minori precipitazioni, soprattutto nevose, stia aggravando le condizioni di stress del castagno, predisponendo la pianta all’attacco di vari microrganismi patogeni e incrementando lo stato di fragilità dei sistemi forestali. Tra le patologie individuate è ben nota la malattia del “cancro della corteccia”, causata dal fungo ascomicete Cryphonectria parasitica; inoltre oggi si registra una preoccupante e crescente diffusione di focolai infettivi del “mal dell’inchiostro”, causata da specie del genere Phytophthora. La gravità di questa fitopatia, che determina il degrado dell’apparato radicale – e di conseguenza la rapida morte dell’intera pianta nell’arco di 1-2 stagioni vegetative – risiede nel fatto che ormai non si manifesta più solo in situazioni “classiche” (ad es. stazioni molto umide e ristagni idrici), ma è sempre più frequente in condizioni diversificate (ad es. pendii e crinali), dove si possono osservare vere e proprie epidemie.
Recenti indagini condotte dai ricercatori dell’Università di Sassari hanno messo in evidenza l’esistenza di numerosi focolai infettivi di “mal dell’inchiostro” che stanno minacciando la sopravvivenza dei castagneti del comprensorio della Sardegna centrale. Altro aspetto preoccupante è il fatto che sono state rinvenute associate alla malattia, oltre all’agente causale Phytophthora cambivora, anche diverse altre specie congeneri, alcune delle quali mai segnalate in passato su castagno e altre sconosciute alla scienza, che rendono il patosistema Phytophthora – Castagno molto più complesso, soprattutto per quanto riguarda la definizione delle possibili strategie di difesa. La lotta contro questo gruppo di patogeni è problematica nonostante progressi conseguiti in questi ultimi anni.
Come un circolo vizioso, la recrudescenza del “mal dell’inchiostro” sta ulteriormente scoraggiando la coltivazione del castagno in queste aree, dove oltretutto sussistono forti difficoltà nell’applicare misure di lotta ecocompatibili in grado di prevenire o contrastare con efficacia gli attacchi dei patogeni responsabili. Questi ultimi vivono, si riproducono e si conservano potenzialmente attivi per molti anni nel suolo, dove sono difficilmente aggredibili.
Il progetto Castanet
È necessario investire risorse nella ricerca: vi è la mancanza di conoscenze di base per la stima delle masse legnose e degli accrescimenti degli alberi e la necessità di colmare tali lacune per poter procedere in modo affidabile al monitoraggio integrato. La conoscenza acquisita sugli aspetti fitosanitari può e deve diventare la base per una nuova gestione capace di innovare e valorizzare la grande valenza di questo patrimonio. Alla luce della situazione in cui versa attualmente il comprensorio castanicolo della Sardegna centrale, la prospettiva della pianificazione forestale rappresenta la più grande opportunità per conservare queste formazioni e poter ancora pensare ad una valorizzazione delle produzioni di qualità, in particolare attraverso la certificazione.
Purtroppo sinora le esigue risorse non hanno consentito di realizzare una completa ricerca sugli effetti dei fosfiti su base aziendale e ci si è fermati solo ad alcuni interventi puntiformi che debitamente ampliati possono portare alla realizzazione di un protocollo di lotta integrata e della sua applicazione. È evidente che gli interventi, oggi isolati, devono essere implementati all’interno delle aziende agro-forestali per la stesura di un protocollo testato e certificato di intervento contro il “mal dell’inchiostro”. Le indagini condotte su alcune piante hanno fornito sinora risultati incoraggianti che suggeriscono il prosieguo delle sperimentazioni per verificare l’efficacia anche nei confronti di altri microrganismi patogeni e verificare la loro efficacia temporale nelle piante.
In tal senso lo strumento “Piano Forestale Territoriale di Distretto” (PFTD) proposto dal PFAR è un’occasione importante su cui potrebbe in futuro convergere lo sviluppo del progetto. L’agenzia LAORE è stata recentemente delegata dall’Assessorato Regionale Difesa dell’Ambiente alla gestione dei fondi relativi alla lotta alle fitopatologie del castagno: al Cinipide del castagno, al Marciume Nero delle castagne, al mal dell’inchiostro del castagno. Su quest’ultima avversità, oggetto della presente ricerca, l’Agenzia LAORE ha sottoscritto nel 2016 un protocollo di intesa con l’Agenzia AGRIS che ha sua volta ha incaricato l’UNISS – Dipartimento di Agraria Sezione di Patologia Vegetale e Entomologia a realizzare, se pur su poche piante e in vivaio, le prime sperimentazioni in Sardegna dell’uso dei fosfiti per la lotta alla Phytophthora. La rete Castanet è nata per mettere in relazione questi enti con le imprese agricole e di lavorazione del territorio, in modo da poter sperimentare, testare e creare un protocollo che in futuro potrà essere applicato in maniera ampia su tutto il territorio regionale.
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